Dopo aver analizzato queste cinque importanti
tematiche de 'Il Nome della Rosa', vorrei esprimere, in generale, il mio parere
riguardo questo libro. Sinceramente, ho trovato le prime cento pagine
relativamente "pesanti", poichè la storia non mi entusiasmava e le
descrizioni erano infarcite di moltissimi dettagli, i quali rendevano il
racconto meno scorrevole. In seguito ad un'adeguato approfondimento, ho
scoperto che l'intenzione dell'autore era proprio quella di scoraggiare il
lettore a proseguire con il racconto. Successivamente, entrando nel vivo della
vicenda, sono riuscita a cogliere la bravura di Eco e la bellezza della storia,
la quale mi ha appassionata, essendo io amante dei libri gialli con una trama
intricata.
In
aggiunta, consiglierei ai più appassionati del periodo storico del Medioevo la
lettura de 'I dodici abati di Challant' di Laura Mancinelli, nel quale sono
presenti tre racconti, due dei quali sono ambientati in in contesto religioso
proprio come il best-seller di Umberto Eco.Per curiosità, il film tratto da 'Il Nome della Rosa' sarebbe dovuto essere registrato in parte all'interno della Sacra di San Michele in Piemonte, poichè l'autore dichiarò di essersi parzialmente ispirato all'architettura di quella struttura per descrivere il complesso dell'abbazia nel suo libro. Ciononostante, esso fu filmato altrove.
''I miei legami con la Sacra risalgono molto indietro nel tempo ... L'ultima
volta l'avevo visitata col regista del Nome della Rosa che inizialmente pensava
di girare là le scene principali. Poi l'idea è stata abbandonata perchè ho
imparato che per un produttore cinematografico è meno dispendioso ricostruire
un monastero vicino a una grande città che spostare l'intera troupe per mesi
sulle montagne" confessò Umberto Eco, in una lettera che scrisse nel
1995 all'allora Rettore dell'abbazia.