domenica 15 maggio 2016

Il tema dell'Apocalisse nell'epoca medievale contestualizzata ne 'Il Nome della Rosa'


 L'Apocalisse, intesa come fine del mondo, è un elemento caratterizzante della mentalità medievale. La società dell'epoca era convinta che essa fosse imminente e questo pensiero accrebbe anche le entrate della Chiesa attraverso una fiorente vendita di indulgenze, poichè le persone temevano il Giudizio universale. ''Mi ero convinto che la serie dei delitti seguisse il ritmo delle sette trombe dell'Apocalisse. La grandine per Adelmo, ed era un suicidio. Il sangue per Venanzio, ed era stata un'idea bizzarra di Berengario; l'acqua per Berengario stesso, ed era stato un fatto casuale; la terza parte del cielo per Severino, e Malachia aveva colpito con la sfera armillare. Infine gli scopioni per Malachia'' affermava Guglielmo, poichè le morti che si erano susseguite nell'abbazia avevano avuto delle dinamiche inusuali. L'iniziale evento che porta ai religiosi del convento a sospettare di questi sistematici e particolari decessi è costituito dalla profezia del monaco Alinardo da Grottaferrata, il quale sostiene che questi omicidi siano solo il principio dell'imminente arrivo dell'Anticristo. In realtà, però, la successione delle morti, per quanto ritenute ambigue, sono causali e non hanno  alcun tipo di collegamento con l'Apocalisse. La situazione esterna dal monastero poteva, però, sempre essere applicata all'interno di esso, poichè all'esterno il Papa influenzava i credenti medievali e, nel frattempo, all'interno dell'abbazia i più sapienti suggestionavano i monaci più creduloni. Per queste ragioni, all'interno del contesto storico e di quello narrativo si assiste ad una strumentalizzazione di un evento di importante rilevanza come la fine del mondo.

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